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Full text of "Intorno alcune forme di organici vedute in una membrana indocolerica qui in Roma : seconda communicazione"

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ACCADEMIA  PONTIFICIA  DE’  NUOVI  LINCEI 

Estratta  dalla  Sessione  IV,  del  19  aprile  18G8 


Intorno  alcune  forme  di  organici  vedute  in  una  membrana  indocolerica 
qui  in  Roma.  Seconda  comunicazione  del  prof.  Sockate  Cadet. 

Accade  a chiunque  di  non  poter  istare  contento  alla  sola  apparenza  delle 
cose  di  qualche  interesse  , quando  gli  paia  di  poter  tentare  qualche  pruova 
per  investigare  la  ragione  di  queste. 

A me  quindi  parve,  onorandissimi  Signori,  che  io,  quantunque  non  abbia 
potuto  coltivare  singolarmente  le  scienze  naturali,  potessi,  anzi  dovessi  nono- 
stante far  pruova  di  coordinare  le  forme  organiche  che  ebbi  rinvenute  nella 
membrana  indocolerica,  di  che  tenni  discorso  nella  prima  nostra  adunanza  di 
quest’anno  , tanto  maggiormente  che  , se  l’ ipotesi  che  ne  seguisse  , paresse 
ragionevole  , fosse  risparmiato  peravventura  alquanto  della  fatica  al  natura- 
lista che  volesse  piacersi  di  meditarvi,  o confortando  o confutando  per  nuovi 
esempj  e per  nuove  considerazioni  quello  che  io  avessi  proposto.  Essendoché, 
l’ intelletto  , inteso  o a confortare  o a confutare  una  ipotesi , per  ciò  stesso 
può  intravedere  più  agevolmente  e in  ultimo  discoprire  il  vero  desiderato.  E 
tanto  più  mi  parve  di  dover  tentare  la  pruova,  quantochè  lo  studio  dei  pa- 
rassiti che  si  cacciano  proprio  dentro  organazioni  maggiori  di  essi  producendovi 
morbi  pestilenziali,  non  fu  tanto  proceduto  da  sconfortare  al  tutto  il  filosofo 
e il  medico  che  non  professano  o botanica  o zoologia,  dal  sottoporre  alla  cri- 
tica imparziale  qualche  loro  ponderato  divisamente  in  materia  che  , mentre 
per  se  medesima  è gravissima,  è insieme  d’ interesse  universale. 

Adunque,  senza  procedere  di  vantaggio:  nella  membrana  menzionata  oc- 
corrono filamenti  e corpuscoli. 

I filamenti  sembra  che  sian  protesi  intorno  ad  una  materia  amorfa,  al- 
quanto densa  , probabilmente  mucosa  , che  qua  e colà  cuopre  qualche  tratto 
di  essi.  Tali  filamenti  vi  si  appalesano  in  due  guise  ; perocché  , mentre  i 
grandi  fra  loro  occorrono  pialli  e in  qualche  modo  teniaformi , ossia,  a ma- 
niera di  nastro  ( Tciv . XVII  e Tav.  XVIII),  gli  altri  , tanto  mezzani  , molti 
de’  quali  paralleli  agli  anzidetti  , quanto  piccoli  , non  paralleli  agli  anzidetti, 
vi  occorrono  cilindrici,  restiformi,  ossia  in  qualche  modo  come  rami  e ra- 
micelli.  E sembra  che,  se  anche  fossero  proceduti  da  più  molecole  puntiformi 
dei  signori  professori  R.  D.  Thomson  e Filippo  Pacini  (Su  la  causa  specifica 


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del  colera  asiatico  cc.  Memoria  del  prof.  FU.  Pacini.  Firenze  1865,  p.  12), 
o sieno  già  divenuti  , o tendano  a divenire  continui  fra  loro  mediante  pro- 
duzioni laterali  trasverse  men  grosse  che,  uscite  da  uno,  si  protenderebbero 
verso  l'altro  di  essi  ( Tav . Vili , f.  2,  3,  e 4,  Tav.  IX  , Tav.  X , f.  1 , e 
Tav.  XI  , Tav.  XII  , XIII  e XIV.  Tav.  XVII  e XVIII.  Tav.  XXIV  c 
Tav.  XXV  f.  2.a). 

Ora,  le  produzioni  laterali  dei  fdamenti  piatti,  sogliono  occorrere  ad  an- 
golo retto  con  questi  ; mentre  occorrono  sovente  con  angolo  diverso  quelle 
dei  fdamenti  cilindrici.  E verso  il  margine  della  membrana  sono  assai  pro- 
duzioni laterali  cilindriche  molto  sottili  che,  invece  di  diventare  continue  con 
altro  filamento  longitudinale,  vi  appaiono  curvate  in  arco  (Tav.  XVIII). 

Nel  tratto  del  reticolato  colerico  fatto  ritrarre  in  litografia  da  quest' Ac- 
cademia, v’ha  tre  produzioni  laterali  incompiute  - e tutte,  per  buona  ven- 
tura, scoperte,  appartenenti  a due  filamenti  cilindrici  longitudinali.  E mentre 
una  di  queste  poco  allungata  , si  presenta  enfiata  alla  base  ed  una  un  po' 
allungata  si  presenta  enfiata  alquanto  lontano  dalla  base,  l’altra,  allungata  di 
vantaggio  si  presenta  enfiata  al  suo  termine  , vicino  a quel  filamento  longi- 
tudinale che,  pare,  avrebbe  raggiunto  in  breve,  per  diventare  continua  con 
esso.  (Tav.  XVII , num.  3). 

Tanto  nel  disegno  menzionato  raccolto  in  litografìa,  quanto  in  altri  che 
io  similmente  ebbi  condotti,  trovo  che  v’  ha  corpuscoli  di  varie  forme,  cioè, 
in  qualche  modo  di  canestro  (Tav.  /X,  num.  1,  XVII,  num.  4 e XVIII, 
numeri  3 e 4.),  globose  (Tav.  XII,  num.  1,  XXIV  e XÀT,  f.  2.a),  di  certi 
scudi  del  medio  evo  (Tav.  X,  fìg.  l.a  e XI)  e di  vasi  da  ornamento  (Tav.  XII , 
f.  2.a),  tutti,  salvo  questi,  in  vario  grado,  a quello  sembra,  di  svolgimento, 
e tutti,  salvo  i più  piccoli  fra  essi,  che  pare  contengano  corpuscoli  rudimen- 
tali più  o meno  cresciuti  , ma  tutti  in  attenenza  coi  soli  filamenti  cilindrici 
di  grandezza  mezzana.  Oltre  i quali  corpuscoli  ve  ne  ha  con  forma  , che  a 
me  sembra  corrisponda  a quella  di  canestro  che,  parendo  già  maturi,  si  sieno 
staccati  dai  filamenti  da  cui  sarebbero  provenuti.  (Tav.  VI  , f.  4.a)  ; alcuni 
dei  quali  paiono  scoppiati  da  poco  (Tav.  V,  f.  3.a  e XXV,  f.  {.“),  altri  da 
qualche  tempo  (Tav.  VII,  f.  1 .")  o da  molto  tempo  (Tav.  V,  f.  l.a  c Tav. 
Vili,  f.  l.a),  come  sembra  induca  a credere  il  loro  apparire,  o non  punto, 
o alquanto  o molto  disfatti.  E fra  tali  corpuscoli  ve  ne  ha  uno  da  cui  pare 
che  in  seguito  alla  uscita  dei  corpuscoli  rudimentali  che  avrebbe  contenuto, 
sia  uscita  anche  parte  della  membrana  interiore  del  corpuscolo  stesso,  come 


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io  avvertiva  nella  comunicazione  antecedente,  e come  mostra  una  figura  della 
tavola  anzidetta  litografata  ( Tav . VI , f.  1.“).  Cosi,  v’ha  un  altro  corpuscolo 
di  forma  globosa  il  quale  sembra  che  prosegua  ad  appartenere  ad  un  fila- 
mento, e nonostante  pare  che  si  sarebbe  aperto  nel  bel  mezzo  dell’altra  fac- 
cia che  non  è volta  ad  esso  filamento  (Tav.  Vili , f.  3.a).  E,  saranno  da  con- 
siderare come  due  forme  corpuscolari  che  non  istanno  in  attenenza  con  fila- 
mento, una  delle  quali  sarebbe  aperta  forse  di  sotto,  l’altra  da  un  lato  (Tav.  IV, 
/.  3.“  e V,  f.  2.")?  Da  ultimo,  v’ ha  un  altro  corpuscolo  che  sembra  dive- 
nuto maturo,  che  non  istarebbe  più  in  rapporto  col  filamento,  il  quale  cor- 
puscolo potrebbe  forse  rappresentare  il  grado  massimo  dello  svolgimento  dei 
corpuscoli  con  forma  di  scudi  summentovata  (Tav.  VII , num.  1). 

Ora  a me  pare  che,  quando  sembri  dover  considerare  il  morbo  indiano 
qual  prodotto  di  un  fungo  urocistico,  secondo  che  pensa  il  valente  signor  pro- 
fessore Ernesto  Ilallier  (1)  , non  dovrebbe  parer  presuntuoso  supporre  che  i 
filamenti  succennati  fossero  una  maniera  di  micelio  con  questo,  che  i primi- 
tivi avessero  acquistato  apparenza  di  nastri  , forse  per  sostenere  una  specie 
di  muco  denso.  E che  fossero  divenuti  continui  coi  filamenti  cresciuti  paral- 
lelamente ad  essi  dipoi,  mediante  produzioni  sbucciate  in  parte  da  essi  medesimi 
tendenti  a procedere  ad  angolo  retto  verso  altri  filamenti  longitudinali  prossimiori, 
in  parte  uscite  da  questi  tendenti  a procedere  come  le  altre,  verso  essi  (2).  Nel 
quale  spazio  i detti  filamenti  primitivi  avrebbono  perduto  ogni  facoltà  di  riprodu- 
zione. L’ incremento  di  questi  sarebbe  seguito  con  certa  regolarità,  per  ciò  che  nè 
questi  nò  i loro  prodotti  immediati  avrebbero  dato  molestia  notabile  alle  inte- 
stina. Per  contrario,  l’ incremento  ulteriore  del  reticolato,  le  successive  fruttifi- 
cazioni di  questo  per  opera  dei  filamenti  seeondarj  cilindrici  di  grandezza  mez- 
zana e in  ispecie  i prodotti  di  esse  fruttificazioni,  alcuni  dei  quali  sfondano 
i follicoli  solitarj  delle  intestina,  donde  proviene  la  psorenleria  indocolerica  , 


(1)  In  uno  degli  articoli  intitolato:  Vorlaufige  Notiz  iiber  pflanzliche  Organismen  im 
Biute  bei  dea  Masern  und  beivi  Typhus  exanthematicus  ( Berlin  18G8)  , cioè  . Prenozione 
intorno  le  organazioni  vegetabili  del  sangue  nella  rosolia  e nel  tifo  esantematico  - che  mi 
ha  per  sua  gentilezza  inviato  l’anzidctto  signor  Professore  e che  mi  souo  stati  cortesemente 
tradotti  dal  signor  Giovanni  Campbell  collaboratore  del  Musco  di  Fisica  del  nostro  Archi- 
ginnasio, trovo  ch’osso  signor  Professore  attribuisce  l’ indocolera  all’  Urocgssis  orijzae  (p.  2.a). 

(2)  Di  tale  specialità  micelica,  che  aveano  già  avvertita  più  botanici,  parla  anche  il 
prclodato  signor  Professore  ne’  suoi  articoli  intitolati  : Mykologische  Untersuchungcn.  Che- 
mnitz  1867)  vale  a dire:  Ricerche  micologiche  (Vili,  p.  53  e IX,  p.  55). 


irritandole  sempre  più  le  avrebbero  indotte  a contrarsi;  e per  tale  vicenda, 
quei  filamenti  e le  successive  loro  produzioni  laterali  non  sarebbono  potuti 
crescere  così  regolarmente  come  i primitivi. 

E,  quando  paresse  dover  seguire  la  proposta  del  benemerito  signor  Pro- 
fessore commendato,  panni  potrebbono  essere  considerati  come  sporangi  uro- 
cislici  que’  corpuscoli  che  hanno  forma  di  canestro,  de’  quali  ebbi  rappresen- 
tato uno  piccolo,  uno  mezzanamente  svolto  ed  uno  già  pervenuto  alla  inte- 
rezza dello  sviluppo  ; e tutti  , a quello  apparisce,  in  attenenza  con  qualche 
filamento  ; e ne  Occorre  uno,  di  color  giallo  oscuro  , che  si  direbbe  si  fosse 
staccato  per  maturità  dal  suo  filamento  produttore.  E parrebbe  fossero  della 
stessa  natura  i corpuscoli  che  paiono  scoppiati  da  poco  o da  qualche  tempo 
o da  molto  tempo  per  incremento  di  quegli  altri  corpuscoli  rudimentali  che 
avrebbero  contenuto,  da  considerare  siccome  sporule  (1). 

Nella  quale  proposta,  potrebbono  essere  probabilmente  considerati  come 
produttori  del  morbo  e come  sporangi  anche  que'  corpuscoli  globosi  osservati 
in  vario  stato  di  svolgimento  in  rapporto  coi  fili  anzidetti,  i quali  da  ultimo 
parrebbe  che  si  votassero  pian  piano  per  un  apertura  che  succederebbe  in 
essi  proprio  nella  parte  che  non  si  trova  di  fronte,  ma  che  invece  si  trova 
opposta  a quella  con  la  quale  aderirebbero  al  loro  stelo  (2). 

Trovo  che,  secondo  qualche  valente  botanico,  v’  ha  funghi  che  presen- 
tano varie  forme  di  fruttificazione.  Ma  trovo  che  ciò  accade  per  essere  varia 
la  natura  dei  loro  prodotti  (3).  Credo  quindi  che  , quando  pure  avessi  colto 


1'  Di  questa  uscita  subitanea  delle  sporule  da  alcuni  sporangi  o da  alcuni  conidj  per 
isquarciamento  di  essi,  tocca  il  signor  Professore  citato  nel  suo  articolo  2.°  del  Mykolo- 
gische  Untersuchungen  del  corrente  18G8  'p.  l.a) 

(2)  E così  lo  stesso  Autore,  nello  stesso  articolo  (p.  l.a)  tocca  della  uscita  lenta  delle 
sporule  da  altre  cellule  madri,  per  dissoluzione  delle  strutture  di  queste. 

(3)  « La  inéme  cspèce  de  champignon  présente  souvent,  si  non  habituellement,  piu— 
sieurs  sortes  de  fruits  ou  de  graincs  , distinguées  Ics  uns  des  autres  d’  une  manière  tròs— 
varice,  par  la  forme  et  l’origine,  non  moins  sans  doule  que  par  les  fonclions.  Cetle  mul- 
liplicilé  d’organes  reproducleurs,  ou  mieux  de  formes  ferliles,  existe,  dirait  on,  tantót  dans 
1’  individu,  qui  parafi  alors  subir  de  métamorphoscs,  tantót  sculeinent  dans  Y espèce,  dont 
les  divers  étals  rappelleraient  davantage  en  ce  cas,  les  phénomcncs  des  généralion  alter- 
nante ou  de  digénesie,  qui  ont  à si  bon  droit  clicz  les  animaux  infórieurs  fixé  f allenlion 
des  naluralistcs  cu  ces  dcrnicrcs  années  eie.  [L.  A.  Tulasne  e il  dottor  Tulasne,  articolo 
su  la  Selecta  Fungorcm  Carpologia  nei  Compics  rendus  de  l’Acadcmie  des  Sciences  di  Pa- 
rigi A.  1 SG 1 . T.  Llll,  p.  *766). 


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nel  segno  in  queste  due  ipotesi , sarebbono  sempre  da  studiare  le  specialità 
dei  prodotti  di  tali  fruttificazioni. 

Se  non  che,  v’  ha  due  altre,  nature  o semplici  forme  di  corpuscoli  che 
sembra  aderiscano  ai  filamenti  cilindrici  di  grandezza  mezzana  , vale  a dire 
quelli  che,  divenuti  maturi  sul  filamento,  presenterebbero  la  forma  di  certi 
scudi,  e quelli  che  presenterebbero  la  forma  di  certi  vasi  (1). 

Evvi  un  parassita  microscopico,  ch’è  la  Puccinia  favi  Ardsten,  che  oc- 
corre consociato  non  di  rado  con  altro  parassita  microscopico  su  l’umana  or- 
ganazione,  eh’  è YAchorion  Schoenleinii  Remar,  produttore  della  tigna  favosa 
così  detta  ( Ilistoire  naturelle  des  végélaux  parasiles  qui  croissent  sur  V homme 
et  sur  les  animaux  vivants  par  Ch.  Robin.  Paris  1853,  p.  Gl 3). 

All’  onorevole  collega  signor  professore  Pietro  Sanguinetti,  debbo  la  co- 
noscenza di  parecchi  funghi  parassitici  di  altri  funghi  maggiori,  detti  fungicoli. 
Tali  sono  : YAgaricus  parasilicus  e il  Bolclus  parasiticus  Buillard,  lo  Sde- 
rotium  fungorum  e il  pubcscens  Persoon,  lo  Sclerotium  rugulosum  e il  pal- 
liolalum  Fries,  Y Aslerophora  lycopodioides  Dittmar,  il  Myriotliecium  inunda- 
tum  Tode,  etc.  ctc.  Che  se  anche  sopra  o dentro  il  corpo  umano  vivo  potes- 
sero vegetare  funghi  parassiti  di  altri  parassitici,  non  sarebbe  forse  troppo  arri- 
schiato il  supporre  che,  o una  delle  due  ultime  forme  che  ho  ricordate  o am- 
bedue fossero  quelle  di  qualche  parassita  della  funesta  urocistide  bengalese. 
E quando  ciò  fosse,  v’avrebbe  luogo  a ragionevolmente  supporre  che,  la  ces- 
sazione spontanea  dei  sintomi  indocolerici  in  più  individui,  lo  scemare  e da 
ultimo  il  cessare  dell’epidemia  indocolerica,  succedesse  talvolta  per  moltipli- 
cazione benefica  di  parassiti  sopravvegnenti  siffatti.  Perocché  questi  si  svol- 
gerebbero alle  spese  dei  filamenti  vegetanti  e produttivi  del  fungo  indocole- 
rageno  , privandoli  di  quegli  elementi,  che  sono  necessarj  per  la  loro  ripro- 
duzione. 

E sarebbe  anche  da  investigare,  se  quelle  più  che  miriadi  di  vibrionidr, 
che  furono  riconosciute  da  tutti  gli  osservatori  nell’umore  indocolerico  appena 
uscito  dal  corpo  dell'  invaso,  procedessero  da  una  di  queste  due  nature  di  cor- 
puscoli (2),  o da  tutt’altro. 

(1)  !1  non  essere  io  riuscito  almeno  fin  qui,  ad  avere  l’opera  del  signor  prof.  Hallier 
sul  contagio  del  Morbo  indiano  stampata  in  Lipsia  1’  anno  prossimo  passato  , non  mi  con- 
sente sapere  se  esso  consideri  uno  o più  degli  organici  che  io  ebbi  rappresentati,  quali  pro- 
duttori di  esso. 

(2)  Dato  che  tali  vibrionidi  procedessero  da  uno  di  questi  corpuscoli,  sospetterei  che 


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Comunque  sia  , 1’  ipotesi  che  sono  venuto  sponendo  io  l’offVo  , non  con 
temeraria  fidanza  che  debba  essere  accettata;  dacché  in  tale  materia  è quasi 
impossibile  a quegli  stessi  che  la  professano,  abbracciare  a prima  giunta  l’ in- 
terezza del  vero.  Ma  terrei  avere  conseguito  lo  scopo,  se  potessi  sperare  che 
concorresse  ad  eccitare  altri,  affinchè  dessero  opera  a tali  ricerche,  partico- 
larmente nel  Bengala  dove,  il  ricorrere  frequente,  e,  fino  ad  ora  pur  troppo 
non  infrenato  del  morbo,  porge  larghezza  per  tornare  a studiarlo. 

Ma,  se  v’  ha  luogo  a ricercare,  o almeno  a fare  universalmente  ricono- 
scere la  specie  organata  indoeolcragena  , non  v’  ha  più  luogo  a dubitare  in- 
torno all’  indole  del  morbo  asiatico,  per  ciò  che  l’efficacia  antiparassitica  delle 
medicine  che  riescono  ad  oppugnarlo  , conferma  e suggella  che  sia  prodotto 
da  organati  , appunto  come  una  induzione  giusta  aveva  preconosciuto  dalla 
natura  moltiplicativa  di  esso. 

E quando  il  determinare  la  specialità  della  causa  che  produce  la  peste 
colerica  paresse  oggimai  ozioso  però  che  venne  pur  concesso  dalla  PROVVI- 
DENZA lo  scoprire  il  modo  più  acconcio  per  vincerla  mediante  alcune  delle 
medicine  precitate  (1),  invilo  a considerare  che,  mentre  per  opera  di  un  be- 
nemerito è finalmente  iniziata  la  cura  parassiticida  della  febbre  gialla  [Trat- 
tamento della  febbre  gialla  coi  solfili,  del  dottor  Alessandro  Fiddcs  di  Già - 
maica , negli  Annali  universali  di  medicina  di  Milano.  Voi.  C GII,  fascicolo 
di  novembre  18G7,  p.  420),  non  fu  ancora  iniziata,  eh’ io  sappia,  quella  della 
peste  bubbonica  e di  qualche  altro  morbo  trasmissivo  per  l’uomo  , non  meno 

ciò  fosse  piuttosto  da  quelli  che  han  forma  di  vasi  da  ornamento,  per  ciò  che  nel  corpu- 
scolo con  forma  in  qualche  guisa  di  scudo,  sembra  che  sian  corpuscoli  minori  con  forma 
diversa  da  quella  delle  alghe  vihrioniche. 

(1)  Non  parrà  inopportuno  che  qui  io  ricordi  come  il  Solfuro  nero  di  mercurio,  detto 
comunemente  Etiope  minerale  (preparato  per  triturazione  di  parti  eguali  di  mercurio  e di 
fiori  di  zolfo,  lavati  e in  giusta  dose),  preferibile,  a parere  di  molli  ad  ogni  altra  medicina 
anticolerica  anche  per  la  sua  proverbiale  innocuità  rispetto  al  nostro  organamento,  per  la 
quale  venne  e viene  amministralo  ai  bambini  come  antiparassitico,  quando  sia  amministrato 
all’  incòlto  dal  morbo  indostanico  in  tempo  opportuno  , riesca  a trionfarlo  in  meno  di  due 
ore , di  un  ora,  di  mezzora,  di  un  quarto  d’ora,  in  dieci  minuti  circa,  come  io  medesimo 
ho  più  volte  osservato  c come  risulta  da  parecchi  documenti  che  posseggo.  E ciò,  non  per- 
chè sia  evacuante,  o rinfrescativo , o eccitante  o sedativo,  dacché  non  possiede  alcuna  ef- 
ficacia evacuante  nè  rinfrcscativa  nè  eccitante  nè  sedatrice,  ma  solo  pcrch’  è acconcio  a di- 
struggere nello  spazio  più  breve  i produttori  della  peste  bengalese  annidati  nel  canale  di- 
gestivo a preferenza  d'ogni  altro  farmaco  e,  eh’  è pur  qualche  cosa,  senza  danno  della  in- 
còlta organazione. 


spaventoso  , com’  è per  esempio  la  rabbia  , detta  anche  idrofobia  o meglio 
lissa.  (Su  V Idrofobia , memoria  di  Giulio  Sandri,  estraila  dal  volume  XIII , 
delle  Memorie  dell'  Istituto  Veneto  di  Scienze , Lettere  ed  Arti.  Venezia  1867, 
p.  l.a).  Non  può  essere  pertanto  considerato  come  fuori  di  proposito  lo  ado- 
perare perchè  sia  manifesto  come  la  causa  di  quelli  fra  cotali  morbi,  che  fu 
potuta  studiare  e riconoscere,  s’abbia  speciale  natura  organala  (1).  Essendoché, 
quando  ciò  fosse  universalmente  riconosciuto,  indurrebbe  qualche  medico,  an- 
cora restio,  ad  opporre,  per  induzione,  ai  morbi  analoghi  - la  causa  de’  quali 
non  fosse  ancora  o non  fosse  abbastanza  studiata,  - un  metodo  , che  sem- 
bra possiamo  pur  una  volta  chiamare  a buon  diritto  razionale  , adoperando 
cioè  le  medicine  acconce,  per  distruggerla  nel  periodo  più  breve. 


(1)  Credo  soddisfare  ad  un  mio  debito  concorrendo  a far  noto  come  l’anzidetto  signor 
professore  Hallier  tenga  avere  intanto  comprovalo  eziandio,  che  la  causa  del  morbillo  sia  il 
Mucor  mucedo  ( verus ) Fries  , e di  avere  scoperto  che  la  causa  del  tifo  esantematico  sia 
il  Rhizopus  nigricans  Ehrenberg,  quella  del  vaiuolo  pecorino  la  Pleospora  herbarum  Tula- 
sne,  del  vaccino  VAspergillus  glaucus  Link  e dell’umano,  Y Erotium  herbariornm  Link  ( Vor- 
laufìge  Notiz.  cit.  p.  l.a  e Mukologische  Untersuchungen  II,  p.  3.a) 


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